Comunicazione, Informazione
Informazione – Comunicazione
Si chiamava Elea – come l’antica città greca sede di scuole di filosofia, matematica e scienza, ma anche acronimo di “Elaboratore Elettronico Aritmetico” – il primo calcolatore a transistor progettato nel nostro paese. Anno di realizzazione il millenovecentocinquantasette, era in grado di competere con i prototipi IBM, ma così poco sostenuto dai governi nazionali da finire per condividere i destini del comparto dell’elettronica nazionale. Nasceva all’insegna di una formula che non ha riscontri altrove: la cultura umanistica, l’attenzione alla centralità dell’uomo assieme alla ricerca e allo sviluppo della tecnologia. Perchè nasceva per iniziativa di Adriano Olivetti che affidava il progetto ad un giovanissimo ingegnere cinoamericano, Mario Tchou, alla sensibilità del figlio Roberto e alla mano di un designer. Il designer era Ettore Sottsass.
Chiamando in causa competenze come quelle, si sancivano i modi di una un “avanguardia tecnologica” tutta italiana, che avrebbe potuto essere fattore di sviluppo per la società nazionale.
Oggi, nell’impatto con le nuove tecnologie, i fondamenti dell’attuale design della comunicazione sono ancora tutti qui, nella capacità di mettere in sintonia dialettica le opposizioni apparentemente più estreme dei saperi – o almeno così vissute nella mente occidentale – e di portare a frutto questa “distanza”, fino a creare coincidenze virtuose. Raggiungendo soluzioni d’avanguardia nell’innovazione tecnologica e scientifica che sul piano della divisione mondiale della ricerca e del mercato non ci spetterebbero di diritto.
Nella comunicazione hanno operato, in realtà, due concezioni opposte o perlomeno distanti tra loro e con le quali fa i conti quotidianamente, in forma più o meno consapevole, il lavoro del progetto.
Da una parte, per la teoria dell’informazione, basata su un modello che è poi quello della teoria matematica della comunicazione, conta la “trasmissione”, cioè il trasferimento di informazioni da un soggetto ad un altro tramite veicoli di natura diversa. In questo caso l’attenzione è volta soprattutto “all’ottimizzazione del risultato comunicativo – come ci ricorda Giovanbattista Fatelli in “Teorie della comunicazione” -, cosicchè ad una sostanziale indifferenza per il contenuto corrisponde una forte tensione per l’elemento “rumore”, la cui riduzione consente di eliminare i fattori di disturbo che pregiudicano la comprensione dei messaggi.” La comunicazione intesa come trasmissione di messaggio da un soggetto ad un altro implica semplificazione per garantire efficacia di funzionamento, prevedibilità di esiti, controllo di una procedura standardizzata, stabilità dei codici. L’idea di comunicazione come trasmissione di dati ha origine dalle prime macchine per comunicare, dal telegrafo, in primo luogo, che doveva eliminare qualunque rumore, o influenza del contesto, limitare ogni “perdita di informazione”, dunque circoscrivere la ricchezza delle possibilità interpretative in favore di una completa trasmissione di dati.
Dall’altra parte c’é la comunicazione di tipo “relazionale”, nella quale – come ricorda Fatelli – “il significato non si genera dalla enunciazione linguistica dell’emittente, ma dalla sistematica cooperazione interpretativa, dalla interazione tra emittente e ricevente… Nella relazione definibile come “ermeneutica” ha luogo un’interpretazione continua, una ricerca di senso non all’interno del segnale (per ricostruire l’intenzione dell’emittente), bensì nella rete contestuale ed extra-testuale che viene attivata dal ricevente“. Insomma, si mettono al centro tutti quei processi di costruzione del discorso, di costruzione intersoggettiva del mondo simbolico che sono l’aspetto “caldo” del comunicare.
Qui sta l’altra concezione della comunicazione, più dialogica, che lascia spazio alla costruzione di senso. Ora, nella Società dell’Informazione, le funzioni di trasferimento delle informazioni divengono centrali e così pure tutta l’Industria dei Contenuti che lavora per la produzione di significati. Vi convergono, dunque, e convivono, le due concezioni che sono anche le due anime del comunicare.
Anche sul tavolo del designer della comunicazione si incrociano la comunicazione trasferimento dei significati e la comunicazione-interazione, le esigenze di efficienza e usabilità degli artefatti comunicativi e le complessità del discorso comunicativo. Ma proprio la cultura del progetto, accanto alle nuove tecnologie, sembra poter accogliere, e mettere in gioco contemporaneamente, le due anime della comunicazione.
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